Come avviare la tua impresa in Italia

02 Marzo 2021
Avviare un'impresa in Italia

Se hai deciso di espandere la tua attività in Italia e hai già condotto le necessarie ricerche di mercato, è giunto il momento di capire qual è l’opzione migliore e più facilmente percorribile per avviare la tua impresa.

Tuttavia, prima di addentrarci nell’argomento è necessario tenere in considerazione un paio di elementi:

  • per entrare, vivere e lavorare in Italia è necessario soddisfare una serie di requisiti, quali (in via non limitativa), essere in possesso di un permesso di soggiorno, per esempio;
  • ai sensi dell’articolo 16 delle “Disposizioni sulla legge in generale”, approvato con Decreto regio n. 262 del 16 marzo 1942, “Lo straniero è ammesso a godere dei diritti civili attribuiti al cittadino a condizione di reciprocità e salve le disposizioni contenute in leggi speciali. Questa disposizione vale anche per le persone giuridiche straniere”. In altre parole, se stai cercando di avviare un’impresa o un’attività in Italia, è consigliabile verificare che un cittadino italiano possa fare lo stesso nel tuo paese di provenienza.

Secondo il decreto legislativo n. 286/1998 esistono alcune eccezioni a questa regola, come:[AD1] 

  • i cittadini (persone fisiche o giuridiche) degli Stati membri dell’UE nonché i cittadini dei Paesi SEE (Islanda, Liechtenstein e Norvegia);
  • i cittadini extracomunitari che soggiornino in territorio italiano e siano titolari di un regolare permesso di soggiorno rilasciato per motivi di lavoro subordinato, di lavoro autonomo, per l’esercizio di un’impresa individuale, per motivi di famiglia, per motivi umanitari e per motivi di studio;
  • gli apolidi residenti in Italia da almeno 3 anni;
  • i rifugiati residenti da almeno 3 anni.

Pertanto, sono esentati dalla verifica della condizione di reciprocità: questo significa che possono fare investimenti senza limiti per quanto concerne la loro capacità di gestire un’attività.

Per verificare se il tuo paese di provenienza è soggetto alla condizione di reciprocità con l’Italia, visita il sito web del Ministero per gli Affari Esteri.

Avviare un’impresa:

Avviare un’impresa in Italia è diventato più facile e veloce negli ultimi tempi, anche grazie alla riduzione del requisito patrimoniale minimo e alla possibilità di snellire le procedure di registrazione.

Pertanto, un investitore straniero che intende avviare un’impresa in Italia può:

  • fondare una “ditta individuale”;
  • avviare un’impresa italiana;
  • aprire una filiale di una società estera;
  • aprire un ufficio di rappresentanza di una società estera;
  • acquisire un’impresa esistente.

Questo post inaugura una serie sul tema “investimenti in Italia” che proporrò periodicamente su questo blog.

Oggi ci concentreremo su…

La ditta individuale

La ditta individuale è la forma giuridica più semplice e meno costosa perché non prevede disposizioni di legge obbligatorie da rispettare (come il requisito patrimoniale minimo) e non è necessario un atto costitutivo formale.

L’imprenditore è responsabile dell’intero processo imprenditoriale e il rischio d’impresa ricade interamente su di lui: ciò significa che, in caso di insolvenza, l’imprenditore è responsabile nei confronti di terzi con tutti i suoi beni, anche personali.

La formazione

La costituzione di una ditta individuale è abbastanza semplice: l’unica cosa da fare è registrarsi presso la Camera di Commercio competente e aprire una partita IVA.

La registrazione può coincidere o meno con l’inizio immediato dell’attività economica.

Nel primo caso, la ditta individuale può avviare la propria attività contemporaneamente alla sua costituzione.

Nel secondo caso, viene registrata dalla Camera di Commercio come inattiva; pertanto, una volta completati gli eventuali documenti preparatori e acquisiti gli eventuali documenti autorizzativi necessari, l’imprenditore deve notificare l’effettivo inizio dell’attività alle autorità preposte (Camera di Commercio, INPS ed eventualmente INAIL).

La ditta individuale può anche prendere la forma di impresa familiare o impresa coniugale.

Nel caso di impresa familiare collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e i parenti affini entro il secondo (art. 230 bis c.c.). Tutti coloro che partecipano all’impresa familiare hanno diritto alla distribuzione degli utili e il titolare resta l’unico responsabile dell’azienda.

Per l’impresa coniugale è necessario soddisfare alcune condizioni:

  1. deve essere costituita dopo il matrimonio;
  2. i coniugi devono essere in regime di comunione legale dei beni;
  3. entrambi i coniugi devono gestire l’impresa senza vincoli di subordinazione.

La singola società, infatti, è normalmente da preferire, come forma giuridica, quando è necessario svolgere attività che non richiedono grandi investimenti e che comportano rischi abbastanza contenuti. Tuttavia, prima di scegliere tale forma commerciale è necessario considerare i principali vantaggi e svantaggi.

I vantaggi sono:

  • a) iscrizione semplice alla Camera di Commercio competente;
  • b) rapidità dei tempi di costituzione;
  • c) bassi oneri amministrativi, contabili e fiscali;
  • f) velocità e flessibilità del processo decisionale;
  • g) bassi costi di gestione;
  • h) assenza dell’obbligo di redigere il bilancio a fine esercizio.

Gli svantaggi sono:

a) responsabilità illimitata verso terzi creditori: l’imprenditore risponde con tutti i suoi beni personali dei debiti contratti e non pagati;
b) assenza di partner con cui confrontarsi;
c) affidabilità creditizia limitata;
d) svantaggi fiscali: in caso di utili netti consistenti, questi vengono trasferiti sul reddito complessivo del possessore, che poi paga le imposte anche sulla base del reddito d’impresa individuale dichiarato.

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